STRADE CON VISTA PARADISO
Recensione a cura di Claudia Manuela Turco Le poesie, a volte, possono assumere l’aspetto di Strade con vista paradiso (con richiami cinematografici non poi tanto subliminali), e questo è il caso di una raccolta pubblicata di recente da Carmelo Consoli. È un disegno del pittore Andrea Gelici a trasportare subito il lettore, a catturarne l’attenzione e a predisporre l’immaginazione a un nuovo viaggio, a nuovi incontri, fuori e dentro la realtà quotidiana. Firenze è grande protagonista di questi versi (l’autore, molto giovane, vi si è trasferito dalla Sicilia), ma la poesia consente di catturarne, nei tratti peculiari, i caratteri universali che la rendono non troppo diversa da altri organismi urbani. “L’avventura metropolitana di Carmelo Consoli” viene descritta nella prefazione da Anna Balsamo: «Firenze-Oltrarno, ma ci diceva l’autore tempo fa, potrebbero essere anche i campielli veneziani, Trastevere romano ecc…»…«Reality show, liberazione sessuale, tutto in una volta; l’autore calca la mano su un suo falso, necessario, stupore provinciale di fronte alla “metropoli”»…«quasi nella scia dei testi delle canzoni di grandi cantautori novecenteschi (Dalla, De Andrè) italiani e francesi, cronista in versi, cantastorie di sguardi». Altre città, altri luoghi ,“Viaggiando”, strappano versi al poeta. Egli, affamato di vita, ruba con gli occhi brani di realtà, getta ponti verso sconosciuti, con la parola cattura istantanee di momenti e incontri fugaci. La folla, fotografia di una società in continuo movimento, in continua metamorfosi, sotto ai suoi occhi si scompone e ricompone secondo le leggi del caos o di vari ordini che si vanno a sovrapporre. Le donne occupano un posto di primo piano, in queste pagine: Angelina, Donna Meraviglia, Margherita, Isabella…. Tratti sensuali vengono catturati persino nella descrizione di giovani suore (tra i toni scherzosi che, però, possono lasciar spazio a sottili riflessioni): «angeli occhi azzurri, verdi, | nocciola, pelle di velluto | pronti a incenerire con un cenno | diavoli rossi e neri come me». I toni non sempre sono solari, spensierati. Come nella poesia dedicata a Eluana Englaro, ove la parola rimane impotente, specchio dell’incapacità umana di comprendere oltre i propri limiti. L’osservazione è necessaria premessa alla comprensione ed è possibile persino in mezzo a tanta fretta, immersi e travolti dai ritmi frenetici odierni. Però altri tempi riaccendono malinconie: «Prendi un Eurostar | Milano Roma tre ore sì e no: | aria condizionata, portatile alla mano, | leggi, scrivi, lavora, parla al cellulare, | vetri troppo sole abbassa tapparella. | Ignora che la vita fuori | sia ferma ai verdi crinali, | alle cime di neve, | al grano d’oro dell’estate»…«Gli accelerati invece | erano interi giorni di viaggio | fatti per i poeti senza fretta». Le Strade con vista paradiso sono segmenti di versi che sprigionano tanti odori e in simultanea: salvia e basilico in “Certi poeti”, Chanel numero 5 in “Donna Meraviglia”, caffè e cappuccini in “Ti chiamerò Angelina”, tra “Sapori antichi” e «smog da bere». I sensi vengono vivificati passeggiando con passo furtivo o respirando una boccata d’aria alla finestra o spiando da dietro le persiane. Sguardi carichi d’amore, di desiderio, di curiosità, di interrogativi, di ipotesi, si intersecano sulle traiettorie delle vie, nella città sotterranea, sulle scale mobili, alla fermata dell’autobus, in taxi, nei momenti più inattesi. O più attesi. Passeggiare per la città o prendere i mezzi pubblici può costituire un efficace espediente narrativo (come nel caso del personaggio di Lazzaro Santandrea, ideato da Andrea G. Pinketts). I volti reali ma impenetrabili degli sconosciuti che si incrociano in metropolitana o sull’autobus offrono, oltre che quotidiane occasioni di contatto, pure spunti per il poeta, sempre affamato di vita. Sono i Brevi incontri immortalati da Ferdinando Banchini e la «genesi di mondi» di Annamaria Ferramosca in Other Signs, Other Circles. Come K. Kraus scrisse Detti e contraddetti, così Carmelo Consoli ha dedicato una sezione della sua opera ai “Sensi e controsensi”. Perché mai nulla è bianco o nero, e il paradiso verso cui convergono le vie si rinnova di continuo, ammantandosi di inediti colori, ulteriori sfumature, cangianti velature, inattese venature. |