Le recensioni di Carmelo Consoli
Ermellino Mazzoleni (2)
Prosegue il nostro cammino, colmo di stupore, tra i versi della surreale e sorprendente poesia di Ermellino Mazzoleni attraverso la sua opera “Aspettami al quinto punto cardinale” pubblicata nella sua prima edizione nel Novembre 2007.
Come definire quest’opera? Canto di rivelazione e meditazione, dichiarazione di fede, voce di preghiera, struggente storia d’amore e devozione per la sua amata sposa? In realtà è un tutt’uno di queste cose inserite nell’incontenibile ampiezza e dilatazione degli orizzonti della sua poesia che spazia per l’infinito dei punti cardinali e degli oggetti fenomenici celesti come lune, soli, comete, galassie, nebulose, quasar, pleiadi, eclissi, zenit, equinozi, solstizi, nadir, lunestizi. Oggetti e fenomeni astronomici che evocano dimensioni trascendentali, entità che abitano la zona oltre i confini del mondo nella quale l’autore colloca le sue teorie d’amore (allegorie dell’ineffabile e dell’infinito) usate magnificamente come antitesi alle cose terrestri ad esempio: “ Vorticò la prima galassia” o quando: “Sei sciamata al delta dei solstizi” e : "Dalla contrada al cosmo”, concettualità più che mai valide e rafforzate in questo magnifico libro in cui il rapporto di amore e vita, morte e resurrezione per e con l’amata moglie diviene viaggio tra mondo reale e immaginario, tra fenomeni ed entità, profondità enormi, quotidianità e sacralità.
Mi pare dunque che questo libro, che si presenta sotto forma di cantico avendo come primaria intenzione (trama ed ordito) un emozionante colloquio spirituale con la sua adorata Lucia (tra l’altro il tutto visto con un logico e lucido andamento che va dall’attacco del male alla morte, ai ricordi, al ricongiungimento-rinascita, giunga poi realmente ad una più ampia definizione della vicenda umana in generale e ad un particolare effetto in cui si mescola il definito con l’indefinito, il reale con il fantastico, il fascino della terra e quello di mondi lontani in una viaggio universale per luoghi, tempi e fenomeni alla ricerca della bellezza e dell’amore perduto e di quella resurrezione, per usare le sue parole ( oltre lo spazio, la storia e noi stessi). Come spesso accade leggendo i versi di questo poeta dalla parola originalissima e destrutturante la classicità poetica, restiamo sconvolti per linguaggio e contenuti , per la rara capacità di calarsi in sentimenti, sensazioni, colori, odori, profondità e mondi infiniti, ma soprattutto per la risonanza cosmica e immortale che egli sa dare all’amore e per esteso alla vita umana.
Ermellino Mazzoleni (2)
Prosegue il nostro cammino, colmo di stupore, tra i versi della surreale e sorprendente poesia di Ermellino Mazzoleni attraverso la sua opera “Aspettami al quinto punto cardinale” pubblicata nella sua prima edizione nel Novembre 2007.
Come definire quest’opera? Canto di rivelazione e meditazione, dichiarazione di fede, voce di preghiera, struggente storia d’amore e devozione per la sua amata sposa? In realtà è un tutt’uno di queste cose inserite nell’incontenibile ampiezza e dilatazione degli orizzonti della sua poesia che spazia per l’infinito dei punti cardinali e degli oggetti fenomenici celesti come lune, soli, comete, galassie, nebulose, quasar, pleiadi, eclissi, zenit, equinozi, solstizi, nadir, lunestizi. Oggetti e fenomeni astronomici che evocano dimensioni trascendentali, entità che abitano la zona oltre i confini del mondo nella quale l’autore colloca le sue teorie d’amore (allegorie dell’ineffabile e dell’infinito) usate magnificamente come antitesi alle cose terrestri ad esempio: “ Vorticò la prima galassia” o quando: “Sei sciamata al delta dei solstizi” e : "Dalla contrada al cosmo”, concettualità più che mai valide e rafforzate in questo magnifico libro in cui il rapporto di amore e vita, morte e resurrezione per e con l’amata moglie diviene viaggio tra mondo reale e immaginario, tra fenomeni ed entità, profondità enormi, quotidianità e sacralità.
Mi pare dunque che questo libro, che si presenta sotto forma di cantico avendo come primaria intenzione (trama ed ordito) un emozionante colloquio spirituale con la sua adorata Lucia (tra l’altro il tutto visto con un logico e lucido andamento che va dall’attacco del male alla morte, ai ricordi, al ricongiungimento-rinascita, giunga poi realmente ad una più ampia definizione della vicenda umana in generale e ad un particolare effetto in cui si mescola il definito con l’indefinito, il reale con il fantastico, il fascino della terra e quello di mondi lontani in una viaggio universale per luoghi, tempi e fenomeni alla ricerca della bellezza e dell’amore perduto e di quella resurrezione, per usare le sue parole ( oltre lo spazio, la storia e noi stessi). Come spesso accade leggendo i versi di questo poeta dalla parola originalissima e destrutturante la classicità poetica, restiamo sconvolti per linguaggio e contenuti , per la rara capacità di calarsi in sentimenti, sensazioni, colori, odori, profondità e mondi infiniti, ma soprattutto per la risonanza cosmica e immortale che egli sa dare all’amore e per esteso alla vita umana.
Da “ Aspettami al quindo punto cardinale”
Tre poesie Per secoli ti ho spiata
Per secoli ti ho spiata nello sguardo di Eva, ancora prima quando riposavi nel pensiero di Dio. Lui squillò i cieli, disse i nomi delle nebulose e degli astri, dei baratri e delle cime; accucciato nel suo sogno ti guardavo. Attesi a incontrarti che brinassero le civiltà, allora tu venisti nella segale e nella stella, avevi il primo brillio del creato negli occhi, sulle labbra un sorriso ignoto, io il desiderio che bruciava l’aorta. E dal fondale degli oceani salì la tua voce d’alga, a filo d’onda dicesti la parola. Nel cielo che si apriva a barche e pleniluni fosti canto di sirena. Tu ed io crescemmo lunati d’amore e, specchiati l’uno nell’altra, fummo consci d’esistere. |
Venne la morte
Venne la morte, dalia del niente. Imperiosa venne con il suo mistero più oscuro di quello di Dio. Come cento abissi che sprofondano un dentro l’altro, come cento inferni a vortice e cento universi che fuggono uno dentro l’altro e si chiudono per sempre. Venne la morte. Da dove non so: da sguardi serpigni, dagli artigli di poiana, da streghe annidate intorno al cuore, dall’uovo di tenebra, dal cupo eclisse. Senza volto venne, senza nessuna traccia. E fu il volto del vuoto e la feroce assenza, fu l’ignoto. |
Aspettami al quinto punto cardinale
No adesso. Non possiedo parole di petalo soavi come dulciane, ma un amore violento e sepolte tenerezze. Adesso no, non vengo a donarti la pasqua. Sono marea e deserto, pensiero di cenere, ho tre aquile nei visceri, tre serpi nel cervello, sono demone di me stesso. Verrò una calma mattina di tortore, sotto un cielo con nidi e barche che odorano il pesco. Mi laverò nella rugiada, berrò acqua di melo, mi profumerò con l’erba cicoria della mia valle di streghe e arcangeli, là che ci davamo baci di vento. Aspettami al quinto punto cardinale là, verrò a trovarti con un violino di pioggia, col gelsomino che odora il lunistizio di maggio. Ti porterò nella mani l’ultimo ribes di mare e quattro stelle d’alga che sanno l’abisso e l’infinito. Ti suonerò alla ghironda la ninna nanna al modo della antiche mandriane. Nel calmo mattino di tortore e pesci sarò il tuo Dio. Fronte contro fronte fino a penetrare i più intimi sogni, ti darò la resurrezione. E tu entrami nelle vene con scroscio d’oceano, sii fata delle onde, sii la mia donna che mi bacia un bacio di sangue. Aspettami al quinto punto cardinale, come la ragazza con alito di giglio. Insieme andremo oltre lo spazio e la storia, oltre noi stessi. |