* Dal volume "Il Canto dell'eremita "
prefazione di Maria Antonietta Cruciata - (Versione integrale)- Il tempo che scorre nel silenzio rassicurante della natura accompagna le liriche di Carmelo Consoli al ritmo di un sentimento malinconico per ciò che è già stato e che forse non avverrà più. L'energico lavoro di ricostruzione della memoria, tramite la poesia, consente all'autore di scandagliare i fondali dell'anima alla ricerca di emozioni e verità mai confessate. Immagini, ricordi, sensazioni, si susseguono in versi brevi e accuratamente cesellati nelle varie sezioni che compongono il florilegio. Non è un caso che la silloge sia scandita in ogni sua parte da titoli fortemente evocativi nella loro essenzialità concettuale( Il canto dell'eremita, Chiaroscuro, Andare per strade, Tra sole e mare, Dio in sogno, Canti di frontiera) quale personale testamento di una vita aperta anche all'esterno e pronta ad accogliere in sè gli effetti di un viaggio senza fine.Le immagini che sorgono dalla breve combinazione di sillabe terminano la loro momentanea presenza poetica in parole e versi caricati di emozioni, suoni, nomi, profumi di stagioni talora lontane. La parola diviene, pertanto, qualcosa che va ben oltre la sua immediata lettura: Essa si trasforma in paesaggio, atmosfera, tormento, consolazione, nostalgia, dono di immagini, ecìvocazione, confessione di sè. Il microcosmo autobiografico scorre lungo una girandola di vivavi frammenti poetici, consentendo di ricostruire gli episodi salienti di una trama narrativa capace di riflettere, come in uno specchio, l'esistenza di ogni essere umano. Ne conseguono, talora, un'inetitabile identificazione e la piacevolezza di riconoscere le geometrie rigorose di una particolare emozione o di voci e figure scintillanti come puri simboli astrali nel cielo della propria memoria. Questo naturale adagio poetico non comporta un ripiegamento melodico e discorsivo, quanto una tensione morale e mistica. L'autore non ricorre a forme allusive o a contorsioni grammaticali. Egli appare semmai attratto dalla fluidità del verso, dalla chiarezza o per meglio dire dalla limpidezza adamantina della parola aperta a molteplici possibilità di espressione. Non ricorre, pertanto, ad una insistita aggettivazione, all'incauto uso di infiniti e gerundi, all'arbitrio filologico per giustificare acrobazie metriche. Non è interessato alle destrezze verbali, ai virtuosismi dei dettami lirici o alle forzate coincidenze di parola-immagine-simbolo. Carmelo Consoli ricerca pazientemente la freschezza dell'emozione, la profondità del sentimento, l'autenticità del ricordo, affidandosi principalmente al potere evocativo della poesia. |