21.4.2010 - Camerata dei poeti -
“ D'aria e d'acqua le parole” di Roberta Degl’Innocenti
intervento critico a cura di Carmelo Consoli
Molte volte ho commentato la poesia di Roberta e molte volte ho cercato di decodificarne la sorgente, i segreti processi che in essa presiedono senza tuttavia mai avvicinarmi a una logica costruzione delle parole e dei contenuti anche tenendo conto della profonda trasmutazione lirica insita nel procedimento poetico.- La conclusione allora è stata quella di classificarla come poetica dell’irrazionale dove questo termine sta per invenzione, sortilegio, favola, sospensione nel sogno,nella magia; irrazionale che tuttavia finisce sempre nel connotarsi in una visione finale salvifica e rigenerante della vita come se l’autrice riuscisse poi alla fine a creare sempre dalla sua eterogenea visionarietà e incontenibile emotività un distillato prezioso di vita nuova e nuova speranza.
Per questo motivo le ho affibbiato, da tempo, l’appellativo di fata fanciulla, cioè colei che riesce a fermare il tempo, a gestire il sogno con l’incantesimo di una penna fattucchiera, con la capacità unica di dialogare in elegia iniziatica con la coralità degli elementi naturali, di accendere e modulare sinfonie musicali misteriose, di creare surreali scenari aperti alla meraviglia, alla riconversione di un irreversibile destino.
Della sua parola poetica si deve parlare come di una forza esplosiva che procede per linee opposte a quelle comunemente utilizzate da chi compone; alla riappropriazione memoriale, riflessiva, alle considerazioni filosofiche, esistenziali , all’atto creativo che procede dall’io poetico al mondo da rappresentare, Roberta sostituisce una sorprendente immanenza, in stretta simbiosi, nella creazione , insomma una presenza vocale magica che sgorga dal di dentro degli elementi naturali, al pari di foglia, fiore, nuvola, conchiglia, farfalla e tutto ciò che circonda la nostra esistenza ed il nostro sogno.
Dunque le sue parole sono quelle del mare, degli uccelli, delle naiadi, delle streghe o semplicemente di una panchina che si racconta, l’incantamento di un tetto, il sorriso di una gonna di papaveri; manifestazioni profondamente immerse nel sogno, nell’inconscio in uno stato di illuminazione continua e improvvisa, con candori di bambina, malizie di donna.
Rapporti sensazionali i suoi con la natura intera, un po’ come succede nella esperienza pittorica del surrealismo in particolare di Mirò e Chagall, con la misteriosa capacità di interagire tra umanità e creato e con la facoltà unica di costruire aloni magici dove fermare il tempo, farsi passato, presente, futuro al tempo stesso, rappresentare l’intera gamma dei sentimenti e delle emozioni , dalla gioia al dolore con una bacchetta magica che accende la meraviglia, la sensualità e addolcisce e allontana il dolore, la realtà ineluttabile.
E così è stato in lei il procedere delle sue varie opere poetiche a partire da “Colore di donna”, proseguendo per un “Vestito di niente” , per arrivare ad oggi a D’aria e d’acqua le parole”.
Un percorso sempre caratterizzato da particolari stati umorali, immerso in una coralità di voci, cromaticità, fragranze ed immagini proiettate in miriadi di direzioni dalle quali trarre sensazioni magiche e liberatorie:- una totale e vertiginosa libertà di rappresentazioni che tuttavia si lascia come per incanto ricomporre sempre in un condotto di umanità pulsante e palpabile saggezza dall’occhio veggente dell’anima.
Anche in questo libro domina l’affrancamento dal tempo e dalla morte, il superamento dei confini del tempo e tutto aleggia in una fluida, dinamica proiezione in assenza di corporeità e con frantumazione cosmica, tra incantesimi, misteri, ritualità.
Più consapevolezza di sempre nel coinvolgimento universale, maggiore liberazione di sé sempre con la sua grande capacità di sapersi narrare per opposte rappresentazioni(ad es. candore di bimba, strega ammaliante, ragazza sognante, fata maliziosa, donna ribelle e sensuale, figlia e madre profondamente innamorate della vita.)
Rispetto a “ Colore di donna” e ad “Un vestito di niente” modulazioni umorali che mutano da palpitanti, rabbiose a dolcemente mature mantenendo quell’incantesimo panico di gestualità, ritualità e voci.
Parole fluenti come l’aria, l’acqua, elementi inafferrabili, dalle vibrazioni sensoriali essenziali, primitive; elementi depuratori dal senso del dolore e dalla morte.
In Roberta è bene ripeterlo l’occhio dell’anima gestore della saggezza e grande orchestratore occulto ha l’incarico di allontanare gli spettri del dolore ; questo atteggiamento è più marcato forse nelle sue opere di narrativa “ Donne in fuga”, “ L’azalea” e nelle sue fiabe che pure sono profondamente impregnate di poesia.
D’aria e d’acqua le parole è un vero gioiello di sensazioni epidermiche e sognanti visioni; nella stile di Roberta una poesia incalzante, pregante di immagini, riflessioni, seduzioni, con metafore, ossimori, fusione degli opposti. Un delirio estatico in cui costante è il richiamo all’eros, sempre primitivo e liberatorio e dove seni, labbra, mani, occhi diventano spie di angosce e di evasione.- Cinque sezioni, più un omaggio a Firenze.
Abbiamo sino ad ora ascoltato con stupore poesie tratte dalle sezioni Incantesimo, Graffiacielo e Viaggi indiscreti, e altre le sentiremo dopo quelle della sezione Rosaviola.
Sogno incantesimo, Graffiacielo, Viaggi indiscreti, Rosa viola, polifonie cangianti nel ritmo che dapprima si fa morbidamente sensuale, stupito, in cerca di evasione, poi marcatamente più liberatorio nella sensualità, nelle ribellioni e nelle profondità ed ancora voci e presenze itineranti in “Viaggi indiscreti” con i luoghi che si raccontano secondo uno stile consolidato in lei; per finire nell’ultima sezione in un mondo di leggerezza malinconica come il rinchiudersi in un “cantuccio viola”.
Il tutto con una punteggiatura che diventa ricamo interpretativo, con una fantasmagorica visionarietà che si fa consapevolezza luminosa dei sogni, rigenerazione, riossigenazione alla fonte della magia e dell’invenzione.
Percorso sognante questo di Roberta che procede per naiadi, boschi, margherite, fronde, elfi , streghe, sentieri di lavanda; vestizioni di gonna di papaveri, mantelli gitani oppure inquadrature pluridirezionali, riprese di angolature, profili, distese ,paesaggi immersi in incantesimi di colori, luci, languidi rapimenti; sino ad arrivare al mondo sfumato dei colori dove l’assenza delle tinte forti diventa malinconia e stupore, angolo di ammaliante tristezza, cantuccio di meraviglie.
Il sogno per Roberta, come per Jung è il misterioso collegamento con l’altra energia che sta sopra, sotto, al di fuori di noi ; diventa alchemica sponda per irradiare immagini, visioni sacre, frasi divinatorie.
Ancora una volta ella si rivela poetessa misteriosamente toccata e stregata dalla vicinanza delle cose, dalla magia dell’esistere con una perenne meraviglia a cavallo tra candore francescano, occhi grandi di bambina curiosa e sensuali stregonerie.- Un colpo di bacchetta magica la sua poesia, una irresistibile penna fattucchiera essenza di sambuco, argento di cedrina che scrive per illuminare la vicenda della vita con una personalissima, iniziatica capacità.
“ D'aria e d'acqua le parole” di Roberta Degl’Innocenti
intervento critico a cura di Carmelo Consoli
Molte volte ho commentato la poesia di Roberta e molte volte ho cercato di decodificarne la sorgente, i segreti processi che in essa presiedono senza tuttavia mai avvicinarmi a una logica costruzione delle parole e dei contenuti anche tenendo conto della profonda trasmutazione lirica insita nel procedimento poetico.- La conclusione allora è stata quella di classificarla come poetica dell’irrazionale dove questo termine sta per invenzione, sortilegio, favola, sospensione nel sogno,nella magia; irrazionale che tuttavia finisce sempre nel connotarsi in una visione finale salvifica e rigenerante della vita come se l’autrice riuscisse poi alla fine a creare sempre dalla sua eterogenea visionarietà e incontenibile emotività un distillato prezioso di vita nuova e nuova speranza.
Per questo motivo le ho affibbiato, da tempo, l’appellativo di fata fanciulla, cioè colei che riesce a fermare il tempo, a gestire il sogno con l’incantesimo di una penna fattucchiera, con la capacità unica di dialogare in elegia iniziatica con la coralità degli elementi naturali, di accendere e modulare sinfonie musicali misteriose, di creare surreali scenari aperti alla meraviglia, alla riconversione di un irreversibile destino.
Della sua parola poetica si deve parlare come di una forza esplosiva che procede per linee opposte a quelle comunemente utilizzate da chi compone; alla riappropriazione memoriale, riflessiva, alle considerazioni filosofiche, esistenziali , all’atto creativo che procede dall’io poetico al mondo da rappresentare, Roberta sostituisce una sorprendente immanenza, in stretta simbiosi, nella creazione , insomma una presenza vocale magica che sgorga dal di dentro degli elementi naturali, al pari di foglia, fiore, nuvola, conchiglia, farfalla e tutto ciò che circonda la nostra esistenza ed il nostro sogno.
Dunque le sue parole sono quelle del mare, degli uccelli, delle naiadi, delle streghe o semplicemente di una panchina che si racconta, l’incantamento di un tetto, il sorriso di una gonna di papaveri; manifestazioni profondamente immerse nel sogno, nell’inconscio in uno stato di illuminazione continua e improvvisa, con candori di bambina, malizie di donna.
Rapporti sensazionali i suoi con la natura intera, un po’ come succede nella esperienza pittorica del surrealismo in particolare di Mirò e Chagall, con la misteriosa capacità di interagire tra umanità e creato e con la facoltà unica di costruire aloni magici dove fermare il tempo, farsi passato, presente, futuro al tempo stesso, rappresentare l’intera gamma dei sentimenti e delle emozioni , dalla gioia al dolore con una bacchetta magica che accende la meraviglia, la sensualità e addolcisce e allontana il dolore, la realtà ineluttabile.
E così è stato in lei il procedere delle sue varie opere poetiche a partire da “Colore di donna”, proseguendo per un “Vestito di niente” , per arrivare ad oggi a D’aria e d’acqua le parole”.
Un percorso sempre caratterizzato da particolari stati umorali, immerso in una coralità di voci, cromaticità, fragranze ed immagini proiettate in miriadi di direzioni dalle quali trarre sensazioni magiche e liberatorie:- una totale e vertiginosa libertà di rappresentazioni che tuttavia si lascia come per incanto ricomporre sempre in un condotto di umanità pulsante e palpabile saggezza dall’occhio veggente dell’anima.
Anche in questo libro domina l’affrancamento dal tempo e dalla morte, il superamento dei confini del tempo e tutto aleggia in una fluida, dinamica proiezione in assenza di corporeità e con frantumazione cosmica, tra incantesimi, misteri, ritualità.
Più consapevolezza di sempre nel coinvolgimento universale, maggiore liberazione di sé sempre con la sua grande capacità di sapersi narrare per opposte rappresentazioni(ad es. candore di bimba, strega ammaliante, ragazza sognante, fata maliziosa, donna ribelle e sensuale, figlia e madre profondamente innamorate della vita.)
Rispetto a “ Colore di donna” e ad “Un vestito di niente” modulazioni umorali che mutano da palpitanti, rabbiose a dolcemente mature mantenendo quell’incantesimo panico di gestualità, ritualità e voci.
Parole fluenti come l’aria, l’acqua, elementi inafferrabili, dalle vibrazioni sensoriali essenziali, primitive; elementi depuratori dal senso del dolore e dalla morte.
In Roberta è bene ripeterlo l’occhio dell’anima gestore della saggezza e grande orchestratore occulto ha l’incarico di allontanare gli spettri del dolore ; questo atteggiamento è più marcato forse nelle sue opere di narrativa “ Donne in fuga”, “ L’azalea” e nelle sue fiabe che pure sono profondamente impregnate di poesia.
D’aria e d’acqua le parole è un vero gioiello di sensazioni epidermiche e sognanti visioni; nella stile di Roberta una poesia incalzante, pregante di immagini, riflessioni, seduzioni, con metafore, ossimori, fusione degli opposti. Un delirio estatico in cui costante è il richiamo all’eros, sempre primitivo e liberatorio e dove seni, labbra, mani, occhi diventano spie di angosce e di evasione.- Cinque sezioni, più un omaggio a Firenze.
Abbiamo sino ad ora ascoltato con stupore poesie tratte dalle sezioni Incantesimo, Graffiacielo e Viaggi indiscreti, e altre le sentiremo dopo quelle della sezione Rosaviola.
Sogno incantesimo, Graffiacielo, Viaggi indiscreti, Rosa viola, polifonie cangianti nel ritmo che dapprima si fa morbidamente sensuale, stupito, in cerca di evasione, poi marcatamente più liberatorio nella sensualità, nelle ribellioni e nelle profondità ed ancora voci e presenze itineranti in “Viaggi indiscreti” con i luoghi che si raccontano secondo uno stile consolidato in lei; per finire nell’ultima sezione in un mondo di leggerezza malinconica come il rinchiudersi in un “cantuccio viola”.
Il tutto con una punteggiatura che diventa ricamo interpretativo, con una fantasmagorica visionarietà che si fa consapevolezza luminosa dei sogni, rigenerazione, riossigenazione alla fonte della magia e dell’invenzione.
Percorso sognante questo di Roberta che procede per naiadi, boschi, margherite, fronde, elfi , streghe, sentieri di lavanda; vestizioni di gonna di papaveri, mantelli gitani oppure inquadrature pluridirezionali, riprese di angolature, profili, distese ,paesaggi immersi in incantesimi di colori, luci, languidi rapimenti; sino ad arrivare al mondo sfumato dei colori dove l’assenza delle tinte forti diventa malinconia e stupore, angolo di ammaliante tristezza, cantuccio di meraviglie.
Il sogno per Roberta, come per Jung è il misterioso collegamento con l’altra energia che sta sopra, sotto, al di fuori di noi ; diventa alchemica sponda per irradiare immagini, visioni sacre, frasi divinatorie.
Ancora una volta ella si rivela poetessa misteriosamente toccata e stregata dalla vicinanza delle cose, dalla magia dell’esistere con una perenne meraviglia a cavallo tra candore francescano, occhi grandi di bambina curiosa e sensuali stregonerie.- Un colpo di bacchetta magica la sua poesia, una irresistibile penna fattucchiera essenza di sambuco, argento di cedrina che scrive per illuminare la vicenda della vita con una personalissima, iniziatica capacità.