Le recensioni di Carmelo Consoli
Ermellino Mazzoleni 3
Il tempo della Lauda
Madonna che non conosco
Ecco che il nostro Ermellino attraversa ad un certo punto della sua avventura poetica una intensa stagione di profonda e laica spiritualità approdando al suggestivo purificante mondo delle laudi, ispirato dalla sacralità dei luoghi, della gente dei borghi, dalle ritualità contadine dal linguaggio arcaico e fiammeggiante che connota il territorio. La lauda si insinua nella poetica di Ermellino Mazzoleni e rafforza, proseguendo quel senso di stupore primordiale e fanciullesco delle sue prime opere, l’enorme ammirazione e sofferenza che egli ha dell’avventura umana nelle proprie antitesi di gioia e dolore. E così il poeta sente la necessità e l’urgenza di presentare al lettore e a se stesso delle sacre icone che testimoniano la loro stretta parentela con il territorio e la gente che lo abita descrivendo con minuzia di particolari la montagna della “Cornabusa” e la sua grotta dove si riuniscono credenti e non credenti avvolti da un aura di sacralità, miracolo e mistero. La Cornabusa viene rappresentata non nella stretta osservanza religiosa ma bensì in quella più ampia della pietà popolare, luogo di riferimento per credenti, atei , indifferenti e dove le tensioni più sublimi dell’uomo si scontrano con le miserie e le imperfezioni. La Cornabusa è di tutti. Luogo di incontri, riconciliazioni, ritorno alle origini, identità locali, di comprensione e rapporto con la proprio esistenza. Il poeta canta contemporaneamente la Cornabusa della devota, della strega, del bosco, dell’angosciata, della notte, dell’emigrante, della montagna e della madre, del falò e del pellegrino, del ciclamino e molto altro senza distinzioni e privilegi. Viene ovviamente anche rappresentata la valle Imagna, anche se mai nominata. Questo stratagemma gli consente di ricongiungersi con la dimensione universale dell’uomo alla continua ricerca dei significati del mistero esistenziale. La montagna della Cornabusa accoglie le gioie e i drammi umani mentre la grotta diviene l’ambito devozionale di ciascuno, un concerto di preghiere e rivelazioni, dove ciascuno rivela gli aspetti più intimi e sacri di sé, gli affetti, i sentimenti. Trentasei personaggi legati da una solida logica struttura rappresentativa. Nell’epilogo il cielo che rappresenta la divinità è preceduto dalla cieca e dalla serva. Il primo componimento è dedicato alla montagna, l’ultimo al cielo e nel mezzo le varie fasi della vita, del quotidiano che scandiscono il tempo umano e poi il percorso dal buio alla luce, la fioritura, i silenzio. I versi traggono spunto da fatti e situazioni realmente accaduti all’autore, alla sua famiglia, alla valle, ai valligiani ed hanno un ritmo veloce e incalzante. I singoli componimenti ripercorro momenti della storia sociale della valle Imagna come le guerre, le migrazioni, l’evoluzione dei luoghi e delle persone ed anche la Madonna è un personaggio come gli altri. L’umiltà della Madonna trasmette il messaggio della pietà ed in tutti il senso del mistero si unisce a quello della speranza e della bontà.
Poesie tratte dal volume : “Madonna che non conosco”
Madre
Franano i giorni. Lentamente
A letto immobile, penso la figlia
che entrò nell’eterno. Le mie viscere
si lacerarono, si lacerò il pensiero.
Lentamente mi frana la vita,
la sabbia della mia clessidra
è sul finire. Non ti prego rosari,
con parole di febbre ti dico:
“Rompi la clessidra, donami la figlia,
seppelliscimi con lei nel vento”
Il ciclamino
La notte fiorisce. Anch’io nel vuoto
nido di siepe delle cardelline
Inconsapevole
Non so se esisto. Non ho mai fiorito
sogni né fantasie. Nessuno
mi conosce, nemmeno io
chi sono. Mi sento simile
all’orma nel bosco che si perde,
a una barca alla deriva.
Ermellino Mazzoleni 3
Il tempo della Lauda
Madonna che non conosco
Ecco che il nostro Ermellino attraversa ad un certo punto della sua avventura poetica una intensa stagione di profonda e laica spiritualità approdando al suggestivo purificante mondo delle laudi, ispirato dalla sacralità dei luoghi, della gente dei borghi, dalle ritualità contadine dal linguaggio arcaico e fiammeggiante che connota il territorio. La lauda si insinua nella poetica di Ermellino Mazzoleni e rafforza, proseguendo quel senso di stupore primordiale e fanciullesco delle sue prime opere, l’enorme ammirazione e sofferenza che egli ha dell’avventura umana nelle proprie antitesi di gioia e dolore. E così il poeta sente la necessità e l’urgenza di presentare al lettore e a se stesso delle sacre icone che testimoniano la loro stretta parentela con il territorio e la gente che lo abita descrivendo con minuzia di particolari la montagna della “Cornabusa” e la sua grotta dove si riuniscono credenti e non credenti avvolti da un aura di sacralità, miracolo e mistero. La Cornabusa viene rappresentata non nella stretta osservanza religiosa ma bensì in quella più ampia della pietà popolare, luogo di riferimento per credenti, atei , indifferenti e dove le tensioni più sublimi dell’uomo si scontrano con le miserie e le imperfezioni. La Cornabusa è di tutti. Luogo di incontri, riconciliazioni, ritorno alle origini, identità locali, di comprensione e rapporto con la proprio esistenza. Il poeta canta contemporaneamente la Cornabusa della devota, della strega, del bosco, dell’angosciata, della notte, dell’emigrante, della montagna e della madre, del falò e del pellegrino, del ciclamino e molto altro senza distinzioni e privilegi. Viene ovviamente anche rappresentata la valle Imagna, anche se mai nominata. Questo stratagemma gli consente di ricongiungersi con la dimensione universale dell’uomo alla continua ricerca dei significati del mistero esistenziale. La montagna della Cornabusa accoglie le gioie e i drammi umani mentre la grotta diviene l’ambito devozionale di ciascuno, un concerto di preghiere e rivelazioni, dove ciascuno rivela gli aspetti più intimi e sacri di sé, gli affetti, i sentimenti. Trentasei personaggi legati da una solida logica struttura rappresentativa. Nell’epilogo il cielo che rappresenta la divinità è preceduto dalla cieca e dalla serva. Il primo componimento è dedicato alla montagna, l’ultimo al cielo e nel mezzo le varie fasi della vita, del quotidiano che scandiscono il tempo umano e poi il percorso dal buio alla luce, la fioritura, i silenzio. I versi traggono spunto da fatti e situazioni realmente accaduti all’autore, alla sua famiglia, alla valle, ai valligiani ed hanno un ritmo veloce e incalzante. I singoli componimenti ripercorro momenti della storia sociale della valle Imagna come le guerre, le migrazioni, l’evoluzione dei luoghi e delle persone ed anche la Madonna è un personaggio come gli altri. L’umiltà della Madonna trasmette il messaggio della pietà ed in tutti il senso del mistero si unisce a quello della speranza e della bontà.
Poesie tratte dal volume : “Madonna che non conosco”
Madre
Franano i giorni. Lentamente
A letto immobile, penso la figlia
che entrò nell’eterno. Le mie viscere
si lacerarono, si lacerò il pensiero.
Lentamente mi frana la vita,
la sabbia della mia clessidra
è sul finire. Non ti prego rosari,
con parole di febbre ti dico:
“Rompi la clessidra, donami la figlia,
seppelliscimi con lei nel vento”
Il ciclamino
La notte fiorisce. Anch’io nel vuoto
nido di siepe delle cardelline
Inconsapevole
Non so se esisto. Non ho mai fiorito
sogni né fantasie. Nessuno
mi conosce, nemmeno io
chi sono. Mi sento simile
all’orma nel bosco che si perde,
a una barca alla deriva.